La sanità pubblica non può essere un lusso, né una voce di bilancio da tagliare. È un diritto costituzionale e, per questo, un pilastro di giustizia sociale. Ogni volta che un cittadino riceve cure gratuite e di qualità, si realizza un principio di civiltà. Questo principio va tutelato e reso accessibile a tutti, ma è diventato difficile garantirlo in un sistema che è continuamente sotto attacco. Mancano medici e infermieri, sia negli ospedali sia sul territorio, e mancano risorse economiche adeguate. Il personale sanitario è spesso criticato e talvolta persino aggredito. E così, cresce il rischio che la salute diventi un privilegio per pochi. In Italia ci sono quattro milioni di persone che rinunciato alle cure: serve un investimento urgente, specialmente nel reclutamento di personale, ma anche in infrastrutture, con investimenti appropriati per implementare la tecnologia, così che da mezzo non si riduca ad essere soltanto un fine. Ma soprattutto va recuperata una cultura politica che riconosca la sanità pubblica come bene comune e indispensabile e non come semplice costo. In questo orizzonte occorre ripensare il welfare, affinché sia in grado di adeguarsi all’invecchiamento della popolazione, alle nuove povertà, all’aumento della cronicità e delle comorbidità e al conseguente aumento dei costi della sanità. Gli obiettivi dovrebbero essere un maggior reclutamento di personale, una maggiore attenzione alla prevenzione e all’organizzazione dei servizi territoriali e un rapporto di fiducia rinnovato tra medici e pazienti.