Riconoscere precocemente il rischio di fibrosi epatica nei pazienti con disfunzioni metaboliche. E’ questo l’obiettivo della nuova collaborazione nata tra gli specialisti Aoui e i medici di medicina generale. L’attività è coordinata dal dott. Andrea Dalbeni, Uoc Medicina generale C, e dal prof. David Sacerdoti, responsabile Liver Unit Aoui.

Grazie a questa sinergia, sarà possibile identificare già dall’ambulatorio del medico di base i pazienti a rischio attraverso un semplice test di screening: il calcolo del valore Fib-4, indicatore che consente di stimare la probabilità di fibrosi epatica avanzata, che è il passo prima verso la cirrosi e il tumore epatico.

Identificare precocemente i pazienti a rischio e valutarne la prevalenza nella popolazione veronese con l’aiuto dei medici di famiglia aiuterà quindi a portare il paziente verso percorsi terapeutici personalizzati e multidisciplinari.

“Fegato grasso” fattori di rischio. Metabolic Dysfunction-Associated Steatotic Liver Disease MASLD, nota anche come steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, è la sentinella da cui si innesca lo screening. La patologia consiste in un accumulo eccessivo di grasso nel fegato associato ad almeno una disfunzione metabolica tra cui l’obesità o il sovrappeso, il diabete mellito tipo 2, la dislipidemia, l’ipertensione arteriosa. Una patologia in crescita che colpisce il 20-30% della popolazione adulta in Europa e negli Stati Uniti, arrivando fino al 50-70% nei pazienti con diabete di tipo 2.

Screening con Fib-4 dal medico di base. Il medico di famiglia seleziona i pazienti adulti (tra 18 e 80 anni) con almeno uno dei fattori di rischio sopra elencati e calcola il valore Fib-4 attraverso una formula che tiene conto di: età del paziente, livelli degli enzimi epatici quali AST e ALT e numero di piastrine nel sangue. Il valore ottenuto viene poi interpretato in base a tre soglie: sotto 1,3 il rischio è basso, tra 1,3 e 2,67 rischio indeterminato/moderato, sopra a 2,67 il rischio è alto.

Un iter per ogni livello di rischio. A seconda del livello di rischio, il percorso clinico varia. A rischio basso basterà un regolare monitoraggio e controlli dal proprio medico di base, affiancati dall’adozione di una dieta adeguata e attività fisica. Se il rischio risulta indeterminato o moderato/alto seguirà un approfondimento mediante elastografia epatica (semplicemente inviando impegnativa alla mail dedicata: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Sulla base del valore ottenuto verrà data indicazione ad approfondimento mediante visita epatologica.

Il monitoraggio è continuo. Il monitoraggio dei pazienti individuati è continuo e verrà compiuto regolarmente: ogni 12 mesi sarà valutata la prevalenza della fibrosi nella popolazione coinvolta. I risultati saranno condivisi tra specialisti e medici di famiglia per un miglioramento continuo dell’approccio. Questo progetto rappresenta un modello innovativo di collaborazione tra territorio e ospedale per una medicina sempre più personalizzata e sostenibile, che tende a ridurre le complicanze della fibrosi epatica, oltre che dei costi futuri, e a migliorare la qualità della vita dei pazienti.

Alfredo Guglielmi, presidente Ordine Medici Verona: “Accogliamo con favore questa iniziativa di screening precoce della fibrosi epatica nei pazienti con disfunzioni metaboliche che vede la collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti dell’Azienda ospedaliera e dell'Università di Verona. L’intervento sul territorio può rappresentare un punto di svolta nella prevenzione e nel contrasto alle patologie epatiche croniche. Grazie al lavoro congiunto dei medici di base e ospedalieri possiamo intercettare precocemente il rischio, effettuare approfondimenti mirati e offrire percorsi terapeutici personalizzati. Come Ordine, sosteniamo con forza questa sinergia che mette al centro il paziente e si configura come un modello di medicina integrata, sostenibile e proiettata alla prevenzione e alla qualità delle cure. Si tratta di un approccio che potrà essere un esempio da replicare anche in altre realtà del territorio”.

Dott. Andrea Dalbeni: “Da due anni in AOUI abbiamo aperto un ambulatorio multidisciplinare sulla MASLD per i pazienti con fibrosi più avanzata e più a rischio di sviluppare cirrosi e tumore. Il paziente seguito in questo ambulatorio esegue una valutazione internistica-epatologica a 360 gradi con ecografia addome, cuore, tronchisovraortici, valutazione dietistica, piano sportivo e valutazione psicologica. Il progetto presentato ha lo scopo di far emergere, in particolare grazie alla collaborazione dei medici di medicina generale e ordine dei Medici, questi pazienti al fine di prevenire l’evoluzione della malattia e riconoscere precocemente il tumore del fegato, che è la sesta neoplasia al mondo”.

Prof David Sacerdoti: “La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica, o MASLD, è l'accumulo di grasso in eccesso nelle cellule epatiche, cioè più del 5-10% del peso del fegato. Situazione non causata dall'alcol, a volte associato ad infiammazione, che è presente in circa il 25% della popolazione. E’ una malattia che si associa alla cosiddetta sindrome metabolica di obesità, dislipidemia, diabete e ipertensione, con aumento del rischio cardiovascolare di ictus, infarto e arteriopatia. La MASLD inoltre può evolvere in cirrosi epatica e tumore del fegato. Per evitare questa evoluzione è indispensabile una diagnosi precoce, un miglioramento del cosiddetto ‘stile di vita’, e oggi una terapia specifica. Da alcuni anni i pazienti con MASLD possono essere seguiti presso l’ambulatorio dedicato multidisciplinare della Liver Unit dell’AOUI”.